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Marillion

Nel 1978 il batterista Mick Pointer forma, assieme al bassista/cantante Doug Irvine, i Silmarillion, il cui nome è preso da un libro di J.R.R.Tolkien che parla della riconquista di tre preziose gemme elfiche (i Silmaril, appunto). Il genere del quale i due aspirano a suonare è, a quell'epoca, decisamente fuori moda: quel prgressive che si rifà alle grandi band dell'inzio anni '70 come i Genesis e i Van Der Graaf Generator, che sono stati appena spazzati via dall'incongruente ondata punk.
Ai due si aggiunge, l'anno dopo, il chitarrista Steven Rothery e con l'inserimento del tastierista Brian Jelliman l'organico è finalmente completo. Il gruppo accorcia il nome in Marillion e incide, nel 1980, il suo primo demotape, nel quale compare già l'embrione di 'The Web'. Poi Irvine lascia il gruppo e questo mette un'inserzione su 'Musican Only' per rimpiazzare la perdita. All'annuncio risponde un certo Derek William Dick, in arte Fish, che si presenta al provino con l'amico Diz Minnitt, bassista nella sua stessa band (gli Stone Dome). Il cantante impressiona molto i Marillion, i quali, pur di averlo, accettano anche il non brillante Minnitt incluso nel 'pacchetto'.
Con questa formazione il gruppo mette in cantiere alcuni dei primi capolavori che compariranno su Script e debuttano dal vivo al Marquee il 14 marzo 1981. Segue l'incisione di un primo demo da presentare alle etichette, che pero' continuano a rifiutare la band. Durante uno show, i Marillion incontrano il tastierista Mark Kelly, che 'rubano' alla band Chemical Alice e arruolano nei propri ranghi, allontanando Jelliman.
Successivamente anche Minnitt viene allontanato ed entra a far parte dell'organico Pete Trewavas, proveniente dai Metros (una band di discreta fama locale). Il 1982 è un anno di tour intensivo è impagabile dal punto di vista dell'esperienza che i Marillion riescono ad acquisire.
Nell'autunno dello stesso anno, la EMI finalmente li mette sotto contratto, ed esce il primo singolo 'Market Square Heroes'. Segue un altro tour e poi le session per l'incisione del primo LP, 'Script For A Jester's Tear'. E' in questo periodo che si evidenziano le pecche tecniche di Pointer, che farà sudare le proverbiali camice al produttore Nick Tauber.
Fish, nel frattempo, ha già iniziato a stregare tutti, con le sue performance carismatiche e i suoi trucchi fosforescenti. La band inizia a costruirsi un seguito forte, anche se solo limitato all'Inghilterra, e Pointer, che non riesce piu' a tenere il passo con gli altri, viene 'gentilmente' invitato ad abbandonare. Si apre cosi' la fase del 'valzer del batterista': i Marillion ne cambiano ben tre: Jonathan Mover, John Martyr e Andy Ward. Finché finalmente Ian Mosley, talentuoso session man scelto inizialmente solo come rimpiazzo per le date live, viene invitato a fermarsi in pianta stabile.
I Marillion incidono cosi' 'Fugazi', e il successo in madrepatria è tale che la EMI pensa di esportare il gruppo in USA, al seguito dei Rush. Purtroppo il pubblico americano pare non gradire, e i Nostri tornano in UK con la coda fra le gambe. Dal tour viene tratto l'energetico live 'Real To Reel', quindi il gruppo inizia a lavorare al materiale per 'Misplaced Childhood'. Sull'onda del singolo 'Kayleigh', i Marillion esplodono fra la meraviglia della EMI e...di loro stessi. La canzone fa il giro delle radio di tutto il mondo e l'album balza in vetta alle classifiche. I Marillion ce l'hanno appena fatta.
Seguono date e date in tutta Europa e ancora in America (dove pero' l'accoglienza è sempre tiepida). La pressione della vita on the road, prolungata per cosi' tanto tempo, unitamente a quella esercitata dai media e dalla casa discografica, non tardano a produrre i primi dissapori fra Fish e gli altri componenti della band. Quando i musicisti si chiudono in studio per lavorare al successore 'Clutching At Straws' la situazione è già molto pesante, e il relativo tour non fa che inasprire le cose. Alla fine, esasperato, Fish lascia ufficialmente il gruppo il 16 settembre 1988 per dedicarsi alla carriera solista.
Nell' autunno esce, quasi a suggello postumo, un doppio live intitolato 'The Thieving Magpie', ultima testimonianza di un'era ormai definitivamente.
Rimasti orfani del loro leader carismatico, i Marillion non pensano affatto a sciogliersi: "Non so perché, ma non ci preoccupammo molto quando Fish se  ne andò" - è l'affermazione fatta in proposito da Steve Rothery - "Sentivamo che la band era comunque molto compatta e credevamo molto in noi stessi e in ciò che volevamo fare"Il 3 dicembre 1988 viene così pubblicata un'inserzione sul Melody Maker per cercare un degno successore, ed un mare di nastri si riversa sui musicisti. "Era mio compito andare in ufficio a prendere i demo" - rievoca Ian Mosley. "Da lì guidavo fino a casa di Pete, dove facevamo le prove, li infilavo nel mangianastri e ascoltavo circa la metà di ogni nastro per poi passare al successivo". Dopo qualche mese Ian si imbatte nel nastro di un certo Steve Hogarth: "Questo tizio ha una voce fantastica" - è il commento immediato del batterista. Anche gli altri Marillion, non appena udita la cassetta, si convincono d'aver finalmente trovato quello che cercavano. Ma da dove spuntava questo sconosciutissimo musicista?
Ronald Steven Hogarth nasce il 14 maggio 1959 a Kendall, un paesino al confine tra l'Inghilterra e la Scozia. Non ha ancora compiuto i due anni quando il padre deve trasferire tutta la famiglia nella squallida e industrializzata Doncaster, episodio che, trentasei anni più tardi, verrà raccontato nella lirica di 'This Strange Engine'.
Il piccolo Steve comincia a interessarsi alla musica verso i sette anni: Beatles, Kinks e Traffic sono i primi sintomi di una passione che crescerà sempre più col passare del tempo. Ma Hogarth non prende affatto in considerazione di imparare uno strumento fino a quando rimane folgorato da un concerto dei Deep Purple, tenutosi a Sheffiled nel 1973. "E' stato il primo gruppo che ho visto su un palco. Non avevo visto mai niente di così emozionante" - ricorda oggi. Da quella sera il musicista in erba comincia a tempestare i genitori per avere un pianoforte. La prima formazione con cui l'aspirante rockstar esordisce si chiama Harlow, ma la band non dura molto. Nel frattempo, terminata la scuola, Steve si interroga sull'avvenire: la realtà provinciale della cittadina adottiva gli va stretta e, per affrancarsene, ci sono la facoltà di ingegneria o un avvenire nella musica. Alla fine prevale quest'ultima spinta: nel 1981 si unisce come tastierista e secondo cantante (buffo, nei Marillion avrà esattamente il ruolo opposto!) ai Motion Picture (poi divenuti Europeans ) e, assieme alla moglie Sue, sposata appena l'anno prima, si trasferisce a Shepperton, quartier generale della band. Due album ( 'Vocabulary', del 1983 e 'Recurring Dreams' del 1984, caratterizzati per lo più da un pop elettronico tipicamente '80s, con qualche pretenziosità ma anche qualche canzone veramente buona come 'Acid Rain') e  un vasto tour non bastano a sfondare e gli Europeans   si sciolgono  nel 1985. Steve passa allora a fare il session man per Annabel Lamb, Julian Cope e per la 'mente' dei The The, Matt Johnson. Verso la fine dell'anno riallaccia i contatti con Colin Woore, ex chitarrista degli Europeans, e assieme a questi decide di fondare gli How We Live. Sotto questa denominazione i due incidono l'album 'Dry Land' (1987), le cui liriche, tutte di Hogarth, lasciano già intravedere il potenziale del giovane scrittore. Musicalmente si tratta di un pop levigato e ben confezionato, godibile ancor oggi e comprendente almeno un paio di gioiellini: 'Working Town' e 'Dry Land', che verrà ripresa in seguito dai Marillion(con risultato, a mio avviso, inferiore all'originale). Un tour estivo promozionale permette inoltre a Steve di prendere maggior confidenza col palco e col ruolo di cantante a tutti gli effetti. Nel frattempo, i due scrivono parecchio materiale per un nuovo album. L'embrione della splendida  'Easter',  finita poi su 'Seasons End', fa parte di quel pacchetto di canzoni che non vedranno mai la luce. Infatti, le stesse disavventure discografiche che avevano avvelenato gli equilibri negli Europeans determinano anche lo scioglimento prematuro degli How We Live. Da allora Steve conserverà sempre, verso il music biz, una diffidenza che si tramuterà, con gli anni, in netta avversione.
Terribilmente deluso, Hogarth comincia a pensare di dedicarsi ad altro: "Presi in considerazione l'idea di andare a fare il lattaio" - è la frase che riassume il suo stato d'animo di allora. Medita di trasferirsi nel Nord del Paese e pone in vendita la casa. Nel frattempo, per mettere qualcosa da parte, si rende nuovamente disponibile come session man. Si fa avanti Toni Childs, vecchia conoscenza di Steve, la quale proprio allora sta mettendo a punto il suo splendido debut album 'Union'.  Contemporaneamente Steve ha ascoltato il consiglio del boss della Rondor (la casa editrice cui il musicista è legato): questi l'ha informato che i Marillion cercano un vocalist e gli ha suggerito di inviare loro un nastro. "Dopo le vacanze natalizie" - rievoca Hogarth - chiamò Matt Johnson per sapere se ero disposto ad andare in tour con lui. Pensai che fosse una buona idea, nessuna responsabilità, nessuna pressione, solo fare  concerti, divertirmi, vedere il mondo. Stavo meditando su questo quando squillò ancora il telefono: era il manager dei Marillionche mi invitava a incontrarli. Ero un po' scettico, perché l'ultima cosa che volevo era tornare al centro del palco, con tutto il da farsi che avrebbe comportato. Ma, alla fine, andai a casa di Pete. Mi sono piaciuti subito: non avevo mai incontrato musicisti così poco atteggiati e così disponibili. Mi dissero: "noi suoniamo qualcosa, tu prendi il microfono e canta qualsiasi cosa ti passi per la mente". Poi  mi diedero un testo scritto da John Helmer[co-autore delle liriche da 'Seasons End' in poi - NdR ] e così presi il microfono e incominciai a urlare mentre loro suonavano. Fu così che nacque 'The King Of Sunset Town'".
Terminata la peculiare audizione, i Marillion gli offrono l'ingaggio. Il cantante, con somma sorpresa della band (che non conosce ancora il carattere riflessivo di Steve e ignora le sue delusioni precedenti), chiede un po' di tempo per pensarci. Quando finalmente accetta, viene subito coinvolto nella stesura di 'Seasons End', l'attesissimo album che sta tenendo tutti i fans col fiato sospeso. Il gruppo, da solo, ha scritto già parecchia musica e il resto delle idee esce con facilità e piuttosto rapidamente. A parte un paio di cadute di tono, il disco, uscito nel settembre 1989, è molto bello: conserva tra i solchi tutta la magia dei Marillion, stemperata però in un nuovo alone di malinconia che fa pensare a quanto il titolo del lavoro sia azzeccato. Il mese seguente  i musicisti sono pronti per un vastissimo tour che li terrà impegnati in maniera continuativa fino all'estate del 1990. Steve ha già fatto un paio di 'prove generali': la prima in giugno, in un affollatissimo ma minuscolo pub vicino agli Hook End Studios dove la band stava incidendo; la seconda in agosto, davanti a seicento fans londinesi in occasione delle riprese per il video del nuovo singolo.
L'onore di inaugurare il 'new deal' marillico spetta inizialmente a Milano, con un gig previsto per il 9 ottobre. All'ultimo, il capoluogo lombardo viene però preceduto da tre date francesi. I Marillion giungono in Italia, stanchissimi, la sera dell'8. Sono molto allegri e fiduciosi, anche se non si può fare a meno di notare l'irrequietezza e un pizzico di disagio in Hogarth, non abituato ad essere al centro di un'attenzione così massiccia.
Il giorno seguente tutti hanno modo di constatare quanto sia in gamba questo piccolo sconosciuto: sul palco dà l'anima e anche i fishiani più prevenuti devono ricredersi. Solo due gli appunti: anzitutto la bellissima voce tende ad affievolirsi  verso metà show e  Steve è costretto a darsi dei gran colpi sul plesso solare per aiutarla ad uscire fuori. Ma è un inconveniente che saprà superare ottimamente nel tour successivo. L'altro 'inconveniente', invece, permane tutt'oggi: abituati ai diluvi di parole di Fish, le presentazioni di Steve, molto più laconiche, possono apparire un po' fredde. Non mancano, in questi primi show, suggestive trovate, soprattutto i guanti che Hogarth usa su una lastra di vetro multicolore per eseguire le parti di tastiera di 'The Uninvited Guest': "Quando incominciammo a pensare alle tastiere" - spiega il cantante - "vedemmo che sarebbe stato materialmente impossibile per Mark suonare tutti i pezzi di tastiera dell'album. Così avrei dovuto suonare anch'io, ma non volevo essere limitato nel muovermi. Un giorno lessi un articolo su un giornale riguardo a un vero genio, John Price, specialista in tecnologia MIDI. Incontratolo, gli chiesi di inventare un sistema completamente privo di cavi che mi avrebbe permesso di suonare su me stesso. Così inventammo i guanti, che hanno dei sensori sulle dita collegati a dei cavi che a loro volta sono collegati ad una scatola dietro la  mia schiena. Così posso allontanarmi a piacimento, e posso suonare qualsiasi pezzo e qualsiasi sintetizzatore che abbiamo sul palco, oppure, collegandoli ad un campionatore possiamo ottenere rumori di qualsiasi tipo".
La macchina da tour, nel frattempo, conquista, sera dopo sera, le platee europee e americane, come testimonierà anche il video-documentario 'From Stoke Row To Ipanema' . Certo, il pubblico non è più numeroso come una volta, e i tre ulteriori passaggi italiani, effettuati nella primavera del '90 (Roma, Torino e Reggio Emilia), cessato l'effetto curiosità, sono un po' meno calorosi e affollati rispetto a Milano. Ma, nonostante tutto, il mito resiste e, in futuro, serberà ancora magnifiche sorprese.
Nell'autunno del '90 i Marillion si rintanano nella quiete bucolica degli Stanbridge Farm Studios per mettere a punto il nuovo album 'Holidays In Eden' , pubblicato nel giugno dell'anno seguente. Il disco è un po' uno shock per i fans: nonostante buone, e a volte ottime, idee di base ( 'The Party', '100 Nights', 'Splintering Heart' ), finisce per diventare un LP piuttosto commerciale e incline alla ricerca dell'hit single. Il demerito è della EMI, che esercita pressioni in tal senso 'consigliando' alla band un produttore come Chris Neil, abilissimo nel confezionare prodotti di facile consumo come quelli di Sheena Easton, ma inadatto in sommo grado a lavorare sulla particolarissima alchimia marillica. Esiste una variante di 'Splintering Heart' che testimonia, da sola, lo straziante processo di piallatura cui devono essere stati sottoposti i pezzi: la versione 'pre-Neil' vanta  una magnifica ossatura di tastiere di cui non rimane traccia nel prodotto finito. I Marillion tentano, in buona fede, di autoconvincersi della validità della scelta, ma a qualche anno di distanza ammetteranno ciò che tutti i fans hanno colto ormai da un pezzo. In compenso, le liriche migliorano costantemente, divenendo più profonde e introspettive.
Anche 'Holidays' viene supportato da un lungo tour che dimostra la sicurezza acquisita dall'ormai ex novellino. L'Italia viene toccata per la prima volta il 18 ottobre, con un trascinante gig svoltosi a Milano, e poi, in reprise, il novembre seguente presso Cascina (PI), Genova, Roma e Dolo (VE). Nonostante il mal di gola che affligge Steve in occasione di queste ultime date, rispetto al tour precedente la voce si rivela magnificamente potenziata, arricchita e perfettamente in grado di sostenere l'intero show.
Il 1992 inaugura il decimo anno di attività della formazione ed ai Marillion tocca promuovere una di quelle tremende celebrazioni commerciali amatissime dalle etichette : un'antologia audio e video ( 'Six Of One, Half A Dozen Of The Other' ) coi maggiori successi, un'inedita ( 'I Will Walk On Water') e una cover di 'Sympathy', vecchio hit dei Rare Birds . Un nuovo tour sudamericano e qualche manciata di apparizioni europee (oltre ad un improvvisato acoustic warm up milanese dei due Steve a beneficio del fan club italiano), rivelano un band in piena forma.
Chiusa anche questa parentesi, il gruppo è finalmente libero di pensare al nuovo album, la cui uscita, a causa della  complessità del lavoro, slitterà più volte. Alla fine, dopo due anni di gestazione, nel febbraio 1994 i Marillion danno alla luce il capolavoro dell'era-Hogarth: 'Brave'. Mark Kelly lo definirà, a ragione, "il prog album degli anni '90". Si tratta di settanta minuti di musica quasi sempre favolosa: una modernissima rilettura della grande tradizione '70s, filtrata attraverso l'identità musicale dei Marillion e in grado di proiettare il disco direttamente nell'attuale decennio e oltre. Le atmosfere prevalentemente oniriche e rarefatte sottolineano alla perfezione il tema conduttore dell'album (immortalato anche in uno splendido e poetico film di 50', ricco di implicazioni psicanalitiche, diretto da Richard Stanley), che narra le tragiche vicende di una adolescente. "Ho preso spunto da un episodio reale" - ha dichiarato Hogarth - "Nel 1988 una ragazza venne ritrovata, in preda ad un forte shock, sul Severn Bridge. Incapace di rispondere alle domande della polizia, venne riconosciuta dai genitori attraverso un appello radio, che anch'io ascoltai. Così annotai la vicenda per un possibile spunto per un album. Mi sono domandato cosa potesse averla ridotta in quello stato, e ho immaginato una storia di abusi sessuali da parte del padre, la conseguente fuga da casa, le inevitabili esperienze di droga, fino al tentativo di suicidio".
Dopo un piccolo assaggio live regalato ai fans italiani nel febbraio '94 - in occasione delle conventions organizzate, a Milano e a Roma, dal fan club e dall'etichetta - il tour vero e proprio tocca l'Italia nell'aprile dello stesso anno con tappe a Milano e Genova (una terza data, prevista a Ferrara, verrà cancellata il giorno stesso per colpa del promoter italiano). E' una cosa splendida. Steve rivive in scena il dramma della protagonista mimando inquietanti scene di pazzia e di lotte con roadies mascherati, calandosi nel personaggio e nella sua storia con l'ausilio di trucco, codini, luci, specchi, fiori, candelabri e quant'altro. Coinvolgente, struggente, emozionante sono aggettivi che danno solo un'idea limitativa di questa grandissima prova di talento scenico, oltre che musicale. Purtroppo questa meraviglia dura lo spazio di quattro mesi. La EMI, che non ha adeguatamente supportato l'album, ritenendolo poco smerciabile, pressa affinché il gruppo torni in studio e confezioni qualcosa di meno sofisticato. Nel giugno 1995 viene accontentata: esce infatti 'Afraid Of Sunlight' , non propriamente un concept album come il precedente, ma comunque un disco che ruota attorno al tema del peso della fama e della rovina che porta con sé. La musica, più 'leggera' sulla prima facciata, si fa oscura e malinconica sulla seconda, dove tocca vertici di assoluta poesia con l'ausilio di liriche che si immergono nell'infelicità più totale dell'animo umano e in cui non è difficile leggere qualche componente autobiografica del loro autore.
Il supporto promozionale dell'etichetta si fa sempre più latitante e il tour è ancora più breve del precedente (a causa dei problemi avuti l'anno prima, l'Italia ne rimarrà per la prima volta esclusa). Si respira un'aria di smantellamento: l'insoddisfazione reciproca fa sì che il contratto EMI, ormai scaduto, non venga rinnovato, e i Marillion si affidano allora all'indipendente Castle Communications. Questa, come prima mossa, fa uscire, nei primi mesi del '96, un  doppio live intitolato 'Made Again' , la cui scaletta non è però delle migliori.
Nel frattempo i Marillion si dedicano a progetti solisti. Sotto il nome di Iris, Ian Mosley e Pete Trewavas realizzano, assieme a Sylvain Gouvernaire , ex chitarrista degli Arrakeen, un piacevolissimo album strumentale a metà fra il prog, la new age e la fusion, intitolato 'Crossing The Desert' . Steve Rothery , assieme a Pete, Paul Craddick (batterista degli Enchant ) e all'esordiente Hannah Stobart forma i Wishing Tree e incide  un disco dalle sonorità acustiche venate di folk e di blues intitolato 'Carnival Of Souls' . Steve Hogarth crea, sotto lo pseudonimo di 'H', un bell'album dagli influssi gabrieliani (e da testi formidabili) intitolato 'Ice Cream Genius' , con l'ausilio di Richard Barbieri (ex Japan e ora Porcupine Tree ), Dave  Gregory (ex XTC ), Clem Burke (già coi Blondie ), Chucho Merchan (già con gli Eurythmics ).
Parallelamente, un nuovo album da studio viene condotto in porto: 'This Strange Engine' vede infatti la luce nell'aprile 1997. E' probabilmente il lavoro più atipico della band: lo stile che la caratterizza si fa sentire raramente (è presente in 'Estonia' e nella title track), per privilegiare momenti più anonimamente rock, anche se di buona levatura.
Il 1998 ci consegna ora l'atipico ‘Radiation’, da alcuni considerato un ottimo album di sperimentazione di nuove sonorità, da altri un mero esercizio di cimento in uno stile più vicino ai Radiohead (al tempo sulla cresta dell’onda con il loro ‘OK Computer’), i Marillion decidono di fare qualche passo indietro, non senza una evidente lacuna di creatività, ed uscire nel 1999 con ‘Marillion.com’, così chiamato per lanciare il loro nuovo sito Internet.
Il nuovo sito ha più successo del nuovo album, che riceve un’accoglienza piuttosto fredda, nonostante le liriche dell’album parlino, come Hogarth ha sempre abituato il suo pubblico, di differenti stati d’animo,  dalla ricerca della tranquillità all’isolamento, talvolta causato proprio da Internet.
I cinque membri del gruppo comprendono che è necessaria una svolta e che questa può provenire proprio dalla “rete globale”  e dal loro stretto rapporto con il nutrito zoccolo di fan.
Nel marzo del 2000 assumono, direttamente dalla EMI, Lucy Jordache (che poi diventerà la signora Mosley), affidandole la cura della loro immagine e la gestione del marketing.
Confrontandosi con i magri introiti dei precedenti album i Marillion ideano un modo del tutto rivoluzionario di finanziare l’album successivo: chiedono ai loro fan, tramite il sito e i fan club disseminati in mezza Europa, di pre-acquistare, “sulla fiducia”  e con 12 mesi di anticipo, il nuovo album. L’iniziativa ha un successo clamoroso, con 12.000 adesioni, tanto che verrà poi presa ad esempio da altre band.
Nel 2001 esce ‘Anoraknophobia’ il cui titolo è un ardito gioco di parole che intende dire “non abbiate timore delle persone che non seguono le mode del momento”. L’album esce in due versioni, una per i fan finanziatori, in elegante booklet cartonato recante tutti i nomi e cognomi dei fan che hanno contribuito all’opera e una in classico jewel case, acquistabile nel circuito abituale. La EMI si assume il solo onere di distribuirlo e se ne intravedono gli effetti positivi, essendo facilmente reperibile un po’ dappertutto. L’album, pur avendo molti alti e bassi, contiene brani di ottima fattura ed ha un discreto successo. Tanto che la band sfrutta il momento positivo proponendo, a distanza di pochi mesi ‘Anorak in the UK LIVE’ (2002).
Sempre nel 2002, sulla scia del rinnovato successo, la EMI esce con il DVD ‘The EMI Singles Collection’ riproponendo alcuni video del passato (sia era Fish che Hogarth) precedentemente pubblicati solo su VHS.
Nel frattempo i Marillion, nel corso del “Marillion Weekend”,  ripropongono con rinnovata passione, a  otto anni di distanza dall’ultima volta, l’intera suite di ‘Brave’ dal vivo, suscitando l’entusiasmo dei fan e immortalando l’evento con un CD e un DVD entrambi con il nome ‘Brave Live 2002’.
Il gruppo ritrova una discreta popolarità e nel 2003 si concede il lusso di entrare nel “Guinness dei Primati” pubblicando il DVD Live ‘Before First Light’ a meno di tre giorni dalla performance sul palco. Le note sull’evento segnalano: “Il tempo più breve per la realizzazione di un DVD musicale è 63 ore e 29 minuti ed appartiene alla band Marillion, che lo ha registrato alla “Marillion Convention” a Butlins, Minehead Somerset UK il 14 marzo 2003 e distribuito per la vendita il 17 marzo 2003”.
Nel frattempo, facendo ancora affidamento sui propri fan, stavolta senza l’appoggio di alcuna casa discografica, il gruppo richiede ancora il pre-ordine dell’ album successivo che – afferma - sarà piuttosto vicino ad un concept, ma con una struttura diversa.
Ancora una volta la risposta è piuttosto compatta e le “manovre” della band fanno crescere l’attesa fra i fan, che riescono ad ascoltare soltanto alcuni estratti messi a disposizione sul sito, che sembrano attestare una rinnovata vena creativa.
Nel 2004 esce ‘Marbles’, riconosciuto dalla critica mondiale come il miglior album dell’era Hogarth.
Ancora una volta le edizioni sono più di una: un doppio CD per i fan sostenitori, un doppio CD rinvenibile solo sul sito ufficiale, un CD singolo, mancante di alcuni brani di innegabile valore, per la distribuzione nei canali ufficiali. Il filo conduttore del doppio CD è la perdita della ragione nelle sue varie forme (“perdere le biglie” in inglese ha più o meno lo stesso significato di “perdere qualche rotella” in italiano)  e il trait d’union fra i brani è la mini-suite divisa in 4 parti, che porta il nome dell’album. L’intero lavoro è permeato da un’atmosfera intensamente drammatica e dai testi traspare tutta la complessa visione del mondo, dei rapporti interpersonali e dello show business di Hogarth. Sebbene non tutti i brani possano considerarsi allo stesso standard creativo, ci sono perle d’inestimabile valore che riescono a elevare le altre ad un ottimo livello. La band è tornata a suonare con feeling e convinzione: Hogarth canta con intensa carica emotiva, gli assoli di Rothery tornano ad essere parte essenziale dei brani e riescono nuovamente ad emozionare, i tappeti di tastiere di Kelly a dare compattezza al sound e a creare le giuste atmosfere e le ritmiche della coppia Trewavas/Mosley a garantire una buona ossatura dei brani. ‘Marbles’ incontra i favori di tutti i fans, vecchi e nuovi, riuscendo a smuovere, in taluni casi, anche i fan più affezionati (ancora!!) all’ex- cantante.
I due singoli estratti dall’album ‘Don’t Hurt Yourself’ e ‘You’re Gone’ entrano nella UK TOP20, e il secondo raggiunge addirittura il 7° posto. Tutto senza avere alle spalle una major discografica.
Approfittando del successo la band, pur non sedendosi sugli allori, trova un attimo di respiro creativo per riordinare le idee e nei due anni successivi mantiene vivo l’interesse dei fan con iniziative di diverso genere: pubblicazione di album e DVD Live delle date del “Marbles Tour”, concerti acustici (come Los Trios Marillos e i concerti solo di Hogarth come H Natural), convention e weekend, collaborazioni con altri musicisti (Trewavas appare nell’album ‘Picture’ dei Kino e partecipa al loro tour insieme con il batterista ex-Porcupine Tree Chris Maitland, il chitarrista degli Arena John Mitchell e l’ex tastierista degli It Bites John Beck) e molto altro.
Nel 2006 si torna a parlare di pre-ordine per il nuovo album, ma stavolta i Marillion decidono di non chiedere ulteriori contributi economici ai fan, sottovalutando invece il desiderio dei loro sostenitori di sentirsi parte importante al contributo del processo.
Nel 2007 esce così ‘Somewhere Else’, dal titolo evocativo, ma che non regge il confronto con il precedente capolavoro. In ogni caso l’album raggiunge il 24° posto nella UK Album Chart e il singolo ‘Thank You Whoever You Are’ il 15° posto nella UK Singles Chart.
Nel frattempo, un avvenimento storico accade: in occasione dell'evento annuale ‘Hobble on the Cobble’ di Aylesbury, città sede operativa della band, Fish copre il ruolo di headliner e realizza il suo sogno di cantare ‘Market Square Heroes’ nella piazza della città, nientemeno che con Steve Rothery, Mark Kelly, Pete Trewavas e Ian Mosley. Dopo quasi 20 anni la formazione degli anni '80 torna a suonare insieme, seppur per un solo brano. Fish dichiarerà: ‘C'erano uomini adulti in lacrime, nelle prime file del pubblico’.
Mentre ancora non si è spenta la eco dei concerti in giro per l’Europa, la band si rende conto che ormai il pre-ordine fa parte del rapporto stretto coi fan, che infatti ne chiedono il ritorno per l’album numero 15, un doppio CD il cui titolo ‘Happiness is The Road’, è tratto da una massima di Buddha che in inglese suona più o meno come “There is no road to happiness, happiness is the road” che in italiano è “Non esiste la strada per la felicità, la felicità è la strada”.L'album esce il 20 ottobre 2008, in vendita solo tramite il sito web ufficiale in edizione cd standard ed mp3 ad alta qualità, per poi venir distribuito nei negozi a partire dal febbraio 2009. Poco dopo l'uscita, la band decide di rendere disponibili gratuitamente gli mp3 dell'intero lavoro, in qualità standard. L'album riceve riscontri positivi sia dalla critica che dalla fanbase, riscattando le perplessità espresse sul precedente lavoro.
I Marillion partono nel 2009 per il trionfale tour, durante il quale brillerà l'unica data italiana a Trezzo sull'Adda, definita da molti dei presenti come la miglior performance italiana nella storia della band. Per rincarare la dose, il 9 maggio del 2009 Steve Hogarth, Steve Rothery e Pete Trewavas, nella formazione ‘Los Trios Marillios’, arrivano a Pinarella di Cervia, per un concerto molto intimo e speciale, organizzato in occasione della convention annuale del fan club italiano ‘The Web Italy’, ad ulteriore testimonianza del calore che la band sa restituire ai suoi appassionati fan.
Il 2 ottobre dello stesso anno esce il ‘Less is More’: disco di brani dell'era Hogarth riarrangiati in chiave acustica. Davvero pregevoli alcune soluzioni, oltre alla vasta strumentazione utilizzata. Al rilascio seguirà un tour acustico, che toccherà l'Italia presso l'Xroads Club di Roma. Il 2010 porta una serie di eventi speciali, tra i quali un tour estivo (con tappa a Mogliano Veneto, il 26 giugno, e lo storico ritorno a Lorely, il 4 settembre) dal set fortemente incentrato sul repertorio rock, in quanto la band si sta preparando per un ulteriore tour autunnale di supporto a una leggenda vivente: i Deep Purple. I Marillion vengono ben accolti dalle folle sterminate presenti agli spettacoli, risultando un gran colpo per far scoprire al mondo il ‘più grande e ben tenuto segreto della storia del rock’ (citazione apparsa su ‘Sound on Sound’). Nello stesso anno esce anche il primo blu-ray della band, il ‘Live at Cadogan Hall’, relativo al ‘Less is More Tour’. Il 2011, dopo l'ennesimo successo del ‘Marillion Weekend’, porta ancora sui palchi la band, con alcuni mini tour, tra i quali quello con i ‘Saga’, in terra teutonica. Ma ciò che caratterizza questo anno è la febbricitante attesa per il nuovo disco, annunciato per il 2012. L'unica certezza sono alcune date estive negli Stati Uniti, da anni non più visitati dalla band. Un piccolo assaggio di due nuovi brani, ‘Power’ e ‘Lucky Man’, danno qualche indizio su quel che sarà il nuovo disco, ma il meglio deve ancora arrivare.
Nel settembre del 2012, dopo quattro anni dall'ultimo disco di inediti (mai così lunga è stata l’attesa per un nuovo album degli inglesi), nei ‘Real World Studio’", studi di registrazione il cui padrone di casa è un certo Peter Gabriel, vede la luce ‘Sounds That Can't Be Made’. Un inaspettato ritorno alle lunghe composizioni, di cui addirittura tre ben oltre i 10 minuti, ma soprattutto di un livello qualitativo degno del lontano ‘Marbles’: brani come ‘Gaza’, ‘Montreal’, ‘The Sky Above The Rain’ e la title-track hanno l'energia vibrante dei tempi migliori, uniti a una prolifica e rinnovata vena creativa dello scrittore Steve Hogarth, capace di versi commoventi e straordinariamente evocativi.
Un lungo tour mondiale, iniziato dallo storico ritorno in Sud America e Messico, si snoda poi per tutta l'Europa, proponendo il nuovo repertorio in attesa del prossimo Marillion Weekend che promette davvero di essere indimenticabile. L'attesa era già alta dopo l'annuncio dell'esecuzione integrale di ‘Radiation’, in occasione del 15° anniversario dalla sua pubblicazione, ma pochi avrebbero sospettato che la sera successiva il sogno di molti fan sarebbe diventato realtà: ‘Brave’! E tutto il resto sparisce...

autore: marina lenti, enzo vitagliano e michele bordi